Sindacale

SETTORE BENESSERE: La chiusura in zona rossa alimenta solo l’abusivismo

17 Marzo 2021

Dopo l’assalto ai centri di bellezza e parrucchieri prima dell’ennesimo lockdown che ha bloccato la categoria ora i saloni sono chiusi, ma basta fare una veloce ricerca sul web e si scopre che il lavoro nero ha già aggirato il fermo imposto dalle regole sanitarie. Ci sono decine di siti che propongono servizi a domicilio e quant’altro, in barba a chi ha deciso di rispettare le regole e tenere chiuso”.

L’allarme arriva da Catia Pasqualato, presidente della Federazione Benessere della Confartigianato Imprese Veneto, che punta il dito sul mercato nero del benessere che adesso viaggia sul web. “La cosa è assurda, e per questo chiediamo un intervento fermo da parte di chi deve vigilare. Se vengono chiusi i saloni è inaccettabile che parallelamente ci sia un mercato della nostra tipologia di servizi così facilmente a portata di mouse o di smartphone”. E la questione non è di poco conto. “Nei saloni tutto è tracciato, se c’è una categoria da sempre attenta all’igiene e il distanziamento anche prima del Covid è la nostra, anche perché un salone deve essere un posto bello, pulito e sicuro, altrimenti la clientela non entra a cercare bellezza in un luogo brutto e malsano. E così siamo alle solite, chi ha deciso di essere rispettoso capendo la gravità della situazione sanitaria non lavora, e chi lo fa a domicilio del cliente o addirittura riceve nel proprio domicilio lavora alla grande ed incassa a nero. E non si tratta solo di una concorrenza sleale che già durante lo scorso lockdown ha visto un vero e proprio boom, ma di un comportamento che mette a rischio anche la salute della comunità”.

Purtroppo la chiusura arrivata all’improvviso non ci ha consentito di pianificare un’agenda ne alla nostra clientela di poter servirsi prima della chiusura” – prosegue – “e questo sicuramente ha reso più complicate le cose, ha messo in difficoltà chi tiene chiuso e faciliterà le cose a chi vuole fare il furbo. Sarebbe stato più opportuno avvisare in tempo che sulla categoria sarebbe ricalato il lockdown, in questo modo le persone e i saloni si sarebbero potuti organizzare. Invece ora gli unici che si sono potuti organizzare e adesso stanno lavorando sono quelle persone che non hanno rispetto nè della categoria nè della salute della gente e ancora meno delle norme”.

Tratto dall’Articolo della Federazione Confartigianato Veneto.